La Stella del Texas (Galveston, Tex.), Vol. 5, No. 15, Ed. 1 Friday, April 14, 1916 Page: 1 of 6
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ANNO V. - N. 14
GALVESTON-HOOSltl.N, TEXAS, Venerdì 14 Aprile 1916 PREZZO 5 CEN1S
LA STELLA DEL TEXAS
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LA PASQUA INSANGUINATA
IL TERZO VERDETTO
(Continuazione e fine)
V’è una certa classe di immigranti,
numerosissima, per altro, che conduce
in questo Paese una vita miserabile,
quasi indecente talvolta, e che natu-
ralmente offre al pubblico uno spet-
tacolo sgradevole.
A tale classe gli Italiani non vanno
secondi, specie nelle località del Nord,
ove la mano d’opera nelle fabbriche,
nelle miniere e nelle strade è così e-
stesa da creare e mantenere delle
grandi e numerose colonie riunite, ri-
spettivamente divise in nazionalità. In
questo stesso giornale si è parlato
qualch’altra volta in proposito; non è
quindi necessario trattare estesamen-
te del soggetto. Ma per spiegare in
breve come tale vita si manifesta fra
quelle classi — che io ho avuto occa-
sione di avvicinare molte volte e mo-
destamente studiare il triste fenome-
no migratorio — dirò che quegli ele-
menti vivono ordinariamente nei peg-
giori e più appartati quartieri delle cit-
tà e dei villaggi; mantengono abita-
zioni trascurate e spesso poco pulite;
vivono agglomerati in una maniera al-
larmante, fino a provocare spesse vol-
te malattìe contagiose, senza contare
il grave danno alla salute di tutta quel-
la gente in generale; passano in gran
parte una vita fra la bevanda e il giuo-
co, senza mai pensare che si può oc-
cupare il proprio tempo elevandosi,
migliorandosi nelle condizioni fisico-
morali e nella condotta umano-sociale.
Le eccezioni a questa categoria di emi-
granti sono purtroppo anche scarse.
Si aggiunga a tale grave piaga le
turbolenze sanguinarie che di quando
ih quando avvengono, specie fra ita-
liani, colla bomba, con l’incendio e
coltello, per l’odioso ricatto del dena-
ro, e bisogna concludere che un po’
di colpa della mancanza di rispetto da
parte di questa Repubblica per gl’Ita-
ìiani è anche la loro. E il fatto dell’a-
nalfabetismo, dopo tutto, ci fa pure
vergogna, mentre non si può pretender
la considerazione altrui in un paese
straniero, quando si è dimostrato che
a casa propria, prima di varcare l’o-
ceano, non si è pensato alla propria
necessaria educazione.
E allora pensino a seguire le leggi
della civiltà gli emigranti della nostra
terra, prima di far vela per altri pae-
si, o sappiano forzare chi di dovere a
dar loro l’istruzione necessaria per as-
sidersi con onore al gran banchetto de
la vita.
D’altra parte, come dicevo più so-
pra, l’esporre francamente delle veri-
tà è per se stesso un beneficio, perchè
in tal guisa si risparmiano molte di-
sillusioni e si migliorano gli elementi
umani, sì correggono e si perfezonano
nel limite della realtà. Mentre il na-
sconderle produce l’ipocrisia e la man-
canza di coraggio nel sostenere la re-
sponsabilità delle proprie azioni.
Se gl’italiani degli Stati Uniti aves-
sero seguito tali norme di condotta
morale, a quest’ora essi avrebbero un
ben maggior valore educativo e quin-
di una ben differente reputazione per
parte del popolo che ci ospita. Non si
lamenterebbe neppure la vergognosa
nomea di “dago”, la di cui responsa-
bilità va data principalmente agli ita-
liani stes sicché nella gran maggioran-
za — qui nel South, perchè nel Nord
il vocabolo non ha acquistato tale po-
polarità — vi scherzano sopra così fra
loro medesimi come con gli americani.
A Saint Louis, Missoury, il più popo-
loso quartiere italiano si chiama
“Dago Hill” nientemeno, e quella co-
lonia pare non abbia neppure mai pen-
sato a farvi sostituire un altro nome
dalle autorità cittadine, o se vi ha pen-
sato ha avuto così poca voce in capi-
tolo da non essere neppure ascoltata.
In quel che riguarda la costruzione
dei grandi lavori edilizi, stradali e sot-
terranei, nonché l’estesa manodopera
italiana nelle fattorie, il fatto può dare
campo ad un diritto di riconoscenza
dagli americani verso gli italiani, ma
non oltre di tanto. Poiché la
funzione civile del lavoro, secondo le
norm° morali delle società organizza-
te sulle basi passate e presenti, è sem-
plicemente “valutato” e “pagato”: e-
sauriti questi due compiti il lavorato-
re, o produttore, che ha accettato il
contratto, o patto, non ha altri diritti,
se non quello di andarsene dall’offici-
na, dalla terra, dallo scavo o dalla fab-
brica. Se i signori capitalisti, o chi per
loro, vogliono nutrire a quello “strac-
cio” di operaio, o artista che sia, gra-
titudine , riconoscenza, è tutta bontà
loro: non è un diritto del manifattore.
Che se costui vuole per davvero ac-
campare dei diritti, deve per lo meno
cambiare o scalzare le basi della socie-
L’AMMIREVOLE OPERA
SILENZIOSA DELLA MARINA
ITALIANASULL’ADRIATICO
Le esigenze particolari imposte da
la guerra sulla flotta italiana sono del-
le più dure ed ingrate. Dall’inizio del
conflitto la marina italiana, malgrado
la stretta censura non ne abbia mai
per messo la divulgazione — è stata
sempre in azione per competere le
mene della flotta austriaca che s’era
fitta in capo di bombardare in poco
tempo tutta la costa italiana.
In breve tempo quest’ultima è stata
dalle navi nostre posta al silenzio e
rimandadata alle proprie basi. Infatti
da molto tempo non si parla più delle
sorprese nelle coste indifese dell’A-
driatico.
I bollettini relativi alle operazioni
riavalì italiane sono pochissimi e in-
completi. Ma nonostante si è potuto
comprendervi le meravigliose opera-
zioni, eseguite dalla nostra gloriosa
flotta, che a Durazzo, a Cattare e a
Vallona ha saputo tener testa al ne-
mico, superiore in forze di terra e for-
tificato terribilmente.
Gli sbarchi dì Vallona, che costitui-
scono un serio pericolo con la minac-
cia della flotta austrìaca, con tutti i
suoi sottomarini sparsi qua e là, le
mine subacquee e i forti bombardan-
ti, si sono eseguiti senza perdite di
uomini, all’ìnfuorì di qualche nave-
trasporto calata a fondo dai sottoma-
rini e dalle mine. In' compenso però
le navi italiane affondarono tre sot-
tomarini austriaci e due aeroplani.
Anche l’evacuazione di Durazzo da
parte delle truppe italiane (resa ne-
cessaria dal pericolo d’una invasione
austriaca per la sua mal sicura posi-
zione) fu condotta brillantemente con
l’ausilio della flotta italiana che ha
saputo tenere indietro le truppe au-
striache e i cannoni posti sulle altu-
re di Durazzo e delle navi concentrat-
te nella vicina Cattavo.
A Vallona furono a suo tempo sbar-
cati circa 300 mila soldati, ed una in-
finità di munizioni e provvigioni da
guerra per l’aiuto che allora s’intende
va di dare ai serbi e ai montenegrini.
Inoltre le navi adibite al lavoro di
controllo e di protezione di tutto il
mare Adriatico hanno fino ad oggi as-
sunto ed operato una missione di gran-
de valore materiale e strategico, in
maniera da rendere libere le acque,
dal nord al sud, dalle navi e dai sot-
tomarini austriaci che non sanno più
trovar pane pei loro denti.
A tutto ciò si aggiungano le mira-
bili manovre dei sottomarini italiani,
che fanno un lavoro di perlustrazione
dei più perfetti e scrupolosi, e con u-
nità moderne e innovate da altre in-
venzioni.
A guerra finita si conoscerà meglio
la verità di quest’opera occulta e si-
lenziosa dei colossi, e dei piccoli silu-
ranti che hanno tanta importante par-
te in questa guerra d’oggi.
tà, e nel contempo cambiarsi egli pu-
re, per logica conseguenza, da sala-
riato a comunista, per es., o a indivi-
dualista indipendente.
Quello di limosinare la riconoscenza
dei privilegiati, siano essi enti o indi-
vidui, è non meno dignitoso che serio.
Se con tutto l’ingegno e l’opera di
cui l’uomo dispone, ei non à saputo in
migliaia d’anni dì vita e d’esperienza
elevarsi ancora sopra il livello del
prezzata e del dipendente, lasciando
ad altri il maggior profitto del suo la-
voro, non mi sembra ch’abbia ragione
di lagnarsi oggi che il “padrone”, in
individuo o in ente, lo esonera, magari
fino a proibirgli di mettere i piedi in
casa sua.
Nei torti e nelle ingiustizie sociali,
non v’è miglior strada che ribellarsi
col volere e con la forza, se non si pos-
siedono queste due radicali qualità, è
meglio' tacere, chè il lamento è dei
piangioni, dei deboli, dei buoni a nulla.
In quest’ultima ipotesi si può tutt’al
più lanciare una protesta virile al Go-
verno degli Stati Uniti per la legge del
“Literacy Test”, emesso contro gli im-
migranti, in attesa — se possibile —
di poter agire coi fatti più tardi, onde
ottenere i diritti che spettano a chi è
figlio di una unica terra su cui deve
liberamente viaggiare.
Ed allora, con la nuova educazione
delle masse guarite dalla piaga del-
l’analfabetismo e talvalta dell’inco-
scienza si potran combattere seria-
mente tutti i “Burnett Bills” di que-
sto mondo.
ITALO.
Ave, Domine, morituri te salutant.
Ritorniamo a Dio! Per non essere
frainteso, dico subito che, per ritorna-
re a Dio, s’intende ritornare all’ordine,
alla pace, all’amore della famiglia, de
la patria e dell’umanità.
D’Annunzio direbbe: “forse che sì,
forse che no”. Probabilmente questo
modesto articolo, non garberà ai mo-
dernisti, che di Dio se ne infischiano,
e preferiscono il lieto vivere, i piaceri
materiali, alle bellezze di colui che
muove il sole, la luna, le stelle, ed al-
tre cose belle, ma forse troverà un po-
sticino nel cuore di quelli che la fa-
miglia, la patria, Iddio adorano.
Comunque sia, in quest’ora storica,
nella quale sta in giuoco la civiltà del
mondo: la vita o la morte della libertà
individuale e nazionale, oso sperare
che le mie parole saranno lette con
piacere dai miei cortesi lettori, a qua-
lunque credo politico-sociale e religio-
so che essi appartengano.
Senza dubbio da questa pasqua in-
sanguinata mediante l’aiuto della divi-
na Provvidenza, uscirà una Europa rin-
novata e un’era nuova nel mondo, ma
bisogna proprio ritornare a Dio, dal
quale ci siamo allontanati.
Il Sommo Pontefice Benedetto XV,
che non è molto, perfino il Capo di
una grande Nazione protestante, fu a
Roma e s’inchinò reverente al rappre-
sentante dì Dio in terra, affermò con
frase scultoria che l’Europa, la terra
è divenuta un grande Ospedale e un
immenso Ossario.
Or bene, se si consulta la Storia Sa-
cra e profana, ci convinceremo che
senza Dio non si può vivere civilmente
in pace.
Diffatti, quante agitazioni, quanti
sconvolgimenti, quante stragi, si sono
vedute in questi ultimi anni! Un San-
t’uomo, sacerdote e profeta, Pio X, a-
veva una visione esatta delTimmane
flagello europeo; ma il pio, il buono,
il santo, non potendolo scongiurare,
morì di crepa cuore! Se poi dobbiamo
prestar fede ai Dottori della chiesa, e
il buon senso ci dice che dobbiamo
crederci, perchè di cose divine ne san
più di noi, pare che Iddio non paga o-
gni sabbato; però quando la misura
trabocca, per punire le colpe degli uo-
mini si serve anche del terribile flagel-
lo della guerra.
Siano queste parole dei Santi Dotto-
ri della chiesa o no, io non saprei dire,
perchè di Teologia me ne intendo po-
co, ma i miei lettori potranno meditare
e giudicare secondo la loro coscienza.
Tuttavia dirò che le Sacre Scritture
nel loro linguaggio, dicono che il Pro-
feta Ezechiello dice che il Signore si
servì di Nabuccodonosorre per per-
cuotere gli abitanti di Tiro. Anche il
profeta Isaia, dice che gli Assiri furo-
no poderoso istrumento nelle mani di
Dio, per gastigare con armi il popolo
disubbidiente di Giuda e di Beniamino.
In questa Pasqua, rossa di sangue u-
mano, anche noi, come il popolo di
Tiro, di Assiria, di Giuda e di Benia-
mino, forse, abbiamo delle colpe per-
sonali e nazionali da scontare, quindi
non dobbiamo meravigliarci se il mon-
do civile è in rivoluzione e se la civile
Europa, in particolare, è divenuta il
più grande macello umano che la Sto-
ria abbia mai registrato.
Speriamo che il Signore presto ci
chiamerà a sè con molte voci, colle
ispirazioni, con i rimorsi della coscien-
za, con i castighi temporali, colle rivo-
luzioni, colla guerra, e che da questa
Pasqua insanguinata, una volta espia-
te le nostre colpe, nascerà un agente
di purificazione, un fattore di espiazio-
ne, una leva che innalzerà al cielo l’a-
more e renderà più salde e più forti
le grandezze del patriottismo e del
disinteresse cristiano.
Auguriamoci quindi, che, se questa
Pasqua rossa di sangue, che Iddio ne’
suoi giusti ed imperscrutabili giudizi,
vuole che noi beviamo il calice della
sua passione, dell’amarezza, onde pu-
rificare le nostre colpe individuali e
nazionali, quella dell’anno venturo,
speriamolo, sarà la Pasqua bianca, e
l’angelo della pace, mandato da Dio,
distenderà le sue grandi ali dorate su
l’Europa , messa a così dure prove, e.
sul mondo, e gli uomini di buona vo-
lontà, e le nazioni della terra ritorne-
ranno a Dio. Fra tanto a noi incombe
il dovere di pregare per la pace, men-
tre nasca da questa orrenda conflagra-
zione, una Europa purificata, rinnova-
ta politicamente e moralmente.
L. B.
Laredo, Texas, Aprile 1916.
Giacché l’autore di questo articolo
vuol dare la toccatina a quei ch’egli
si compiace chiamare “modernisti”, e
pare intenda dar loro un severo am-
monimento con l’esaltazione a Dio per
l’ordine, la pace, l’amore della fami-
glia, della patria e dell’umanità, è do-
veroso discutere, sia pure con brevi
annotazioni, la questione che ha certo
un valore rilevante di fronte alla gran
massa dei credenti, i quali però in gran
parte — compreso L. B. — non amano
il mezzo istruttivo ed educativo del
contradditorio. Essi si limitano soltan-
to a lamentare le altrui differenti opi-
nioni, come esse costituissero una
stravaganza o magari un non senso di
fronte ai religiosi propositi della chie-
sa e del deismo.
I deisti non comprendono in primo
luogo che tutta la potenza del loro Su-
premo si limita a non aver saputo fab-
bricare l’uomo perfetto, come da una
“perfezione celeste” dovremmo aspet-
tarci, e che se, potendolo, non l’ha
creato, significa ch’ha voluto operare
a capriccio, per godere poi dello spet-
tacolo delle tragiche vicende umane
nell’eternità dei secoli, press’a poco
come Nerone allorché mise alle fiam-
me la città eterna per goderne lo spet-
tacolo magnificamente mostruoso del
sinistro braciere dall’alto della sua
reggia.
E avvenga fra gli uomini — siano
pure di buona volontà — anche il fini-
mondo, venga la maggiore delle eca-
tombi immaginabili, e l’Eletto dei Cieli
ne sarà ringraziato dall’umanità pro-
strata e piangente di emozione e di
paura; dall’umanità che benedice, in-
censa, idolatra, delira.
Se si dovesse ricercare il maggior
responsabile delle più grandi stragi
che l’umanità ha dato dai tempi re-
moti ad oggi — prime fra tutte le
guerre e le persecuzioni delle sette re-
ligiose, tutte credenti e idolatranti Dio
— esso si troverebbe precisamente
“lassù”, nella ipotetica estremità de-
gli spazi, così lontano dalle umane ire,
qualora quei di “quaggiù” fossero uo-
mini davvero, con un cervello proprio-
uno spirito proprio, una forza propria,
atta ad agire e sterminare i pregiudizi
e le superstizioni sociali, anziché ster-
minarsi fra loro nel truce ed incom-
mensurabilmente sanguinario capo del
Dio Marte — è un Dio anche lui, in
seconda categoria —.
Lo dice lo stesso L. B. dell’articolo
di cui sopra, che Iddio di quando in
quando pone gli uomini in guerra fra
loro per castigarli. Accidenti che razza
di castighi! Dove si troverebbe in ter-
ra un energumeno di tal fatta che sa-
prebbe soltanto pensare ad una ven-
detta così tremenda? Neppure per im-
maginazione. E se ciò fosse posibile,
le leggi e la morale sociale condanne-
rebbero tremendamente l’autore o gli
autori di sì spaventoso delitto.
Ma il Supremo no: Egli dev’essere
ringraziato e benedetto per ciò; la
sua opera è sopratutto indiscutibile,
malgrado nel parlarne e giudicarne le
azioni è già per se stesso un discuterla.
Ma intanto, castigare gli uomini di
che? di quali colpe? Dì quella forse
che Dio stesso ha procurate ai suoi
figli della Terra col formarne l’essenza
suscettibile di fallacia e sia pure (co-
me i credenti sostengono) di colpa?
Noi siamo dunque noi tutti dipendenti
ed agenti sotto il volere e la respon-
sabilità di Dio? Non è lui che ci guida
nel cammino della vita? Non lo sosten-
gono anche le sacre scritture? E se
ci è dato far male, perchè lui ha lascia-
to caderci, mentre col suo infinito po-
tere avrebbe saputo mantenerci nella
retta via del bene, data specialmente
la sua bontà accompagnata da tanta
misericordia mediante cui anche una
colpa commessa ch’egli non abbia vo-
luto farci evitare, dovrebbe saper per-
donarci ?
Fatto sta che con tali credenti non
ci si capisce più nulla: ora Dio è buo-
no, ed ora è cattivo; ora perdona, ed
ora è inflessibile; ora porta la prov-
videnza, ed ora la morte; ora inspira
all’erezione dei Tempii, chiamati “Ca-
se di Dio”, ed ora li abbatte con gli
elementi di natura creata da Lui; ora
si fa amministrare dai suoi eletti Sa-
cerdoti in Terra, ed ora li lascia pec-
care turpemente; ora li incita a pre-
dicar la pace e l’armonia fra gli uo-
mini, ed ora li manda al massacri de
la guerra insieme agli altri; ora fa rac-
comandare il “basta” della carneficina
europea dal suo massimo rappresentan-
te in Terra, il Papa, ed ora gli fa be-
nedire le truppe italiane che s’ingag-
giano nella tenzone contro gli Austria-
ci i quali sono anche maggiormente
Continua alla pagina 6
NUOVA ATTIVITÀ’ AL
FRONTE ITALIANO E
NUOVI SUCCESSI
Dopo un breve periodo di calma re-
latica, fra i monti e le valli del vasto
settore del conflitto italo-austriaco, do-
vuta più che altro alle difficoltà d’ope-
razione, per le nevi continue e alte ca-
dute e stazionarie in quei luoghi di
temperatura così atroce, si nota ora
una ripresa di attività tenace e ga-
gliarda da entrambe le parti in conflit-
to.
Nella zona di Cristallo, gli austriaci
concentrarono sulle posizioni dì Rau-
chkofel, già occupate dai nostri, un
fuoco di batterie così intenso e mici-
diale, che hanno costretto le forze ita-
liane a ritirarsi in altre trincee. L’o-
perazione venne eseguita col massi-
mo ordine.
Nella Carnia gli austriaci vennero
respinti alla loro volta, specie lungo
le valli di Valentina e di Kronhof. Inol-
tre un attacco di sorpresa nemico sul
distretto di Vodil, nella zona di Monte I
Nero, venne anche respinto. Furono
fatti 126 prigionieri, con 5 ufficiali.
Nella zona di Geobna nel medio I-
sonzo, un corpo di avamposti nemici
venne fatto arrendere e catturato.
Nel settore di Mrzly, dopo che un
forte distaccamento nemico si avanzò
sulle linee italiane gettandovi grosse
bombe, le nostre truppe si slanciarono
vigorosamente sulle trincee austriache
infliggendo al nemico una completa
sconfitta con una lotta corpo a corpo.
Fra le valli dell’Adige e del Sugana,
il nemico aprì un fuoco d’artiglieria
intensissimo, ma con un ben diretto
contro-fuoco venne ridotto al silenzio
e danneggiate seriamente le posizioni
attorno a Galceraneia sul lago Caldo-
nazzo, nonché Forte Lucerna nell’alto
Astico.
Vi furono nuovi bombardamenti de
le artiglierie italiane sulle alture di
Gorizia.
Nel Carso, anche il nemico venne
messo in fuga, mentre marciava in
direzione di Oppachiasella.
In molti altri punti le forze italiane
ebbero lusinghieri successi, e fecero
dei prigionieri, secondo quanto i co-
municati ufficiali annunziano.
* * *
Anche nella guerra per l’aria vi so-
no stati importanti episodi in questi
ultimi giorni.
Di notte tempo sette aeroplani au-
striaci volarono nel settore fra l’Ison-
zo e il Tagliamento. Visti, malgrado
l’oscurità dai nostri aviatori vennero
immantinenti attaccati e respinti, non
senza prima lasciar cadere due di essi
e quattro aviatori nelle mani degli ita-
liani.
Anche di notte, il nemico lanciò pa-
recchie bombe, dai suoi aeroplani su
le posizioni nostre di Terado. I danni
furono però insignificanti.
--o---
Attraverso gli altri settori
La lotta terribile di Verdun continua
con sempre maggior tenacia da una
parte e dall’altra dei combattenti, ed
essi si contendono le posizioni con u-
na meravigliosa gagliardia. Ed alla
stessa guisa delle settimane preceden-
ti, non appena i tedeschi riescono ad
occupare qualche posizione o qualche
forte, i francesi glieli ritolgono. Tal-
volta sono questi ultimi che attac-
cano e conquistano posizioni; ma più
o meno la condizione dell’una fazione
o dell’altra non cambia di molto, nel
mentre tale stato di cose in questa mi-
cidiale tenzone si rende sempre più
precario per le forze teutoniche..
I vasti fronti in cui è ingaggiata la
Russia non presentano in questi gior-
ni molti cambiamenti, abbenchè le o-
perazioni continuino ininterrotte dap-
pertuttto.
Nell’ovest del grande Impero, e più
particolarmente nella regione del Dì-
vna. ove per tanto tempo vi sono sta-
ti sanguinosi episodi con le forze de
la Germania sotto il comando del fa-
moso Hidenburg, la lotta si manifesta
giorno per giorno con azioni recipro-
che di artiglieria, e quasi come a Ver-
dun, gli uni e gli altri guadagnano e
perdono nello stesso tempo. Nessuna
azione decisiva ancóra, insomma, che
possa avere una ripercussione sul con-
flitto.
Nella regione di Kemora, al sud-
ovest di Pinsk, i tedeschi fecero una
avanzata verso il nemico, ma venne-
ro respinti. Nel basso Stripa i russi
catturarono trincee tedesche e fecero
prigionieri. Tali operazioni si svolgono
UNA GUERRA DA BURLA
La spedizione degli Stati Uniti al
Messico “col semplice scopo di puni-
zione ai ribelli assassini dei cittadini
americani sul suolo stesso americano”',
sta prendendo l’aspetto di una comme-
dia; nel mentre dopo l’eccidio di Co-
lumbus, N. M., l’azione riparatrice do-
veva essere seria e risoluta sotto ogni
riguardo.
Ma gli Stati Uniti da tempo in qua,,
e possiamo ben dire da quando ebbe
inizio la guerra europea, allorché co-
minciarono a giocar di “note” con l’u-
na e con l’altra delle nazioni del vec-
chio continente, si son messi fuori di
ogni principio di dignità di Nazione e
di popolo, non curando ormai più che
il più volgare tornaconto economico,
con l’escogitare certi mezzi politici e
diplomatici che la più meschina nazio-
ne non avrebbe esercitato.
Gl’innumerevoli articoli quotidiani di
questo Paese, dimostrano ogni giorno
maggiormente quanta piccineria esi-
ste in questi dirigenti e quanta cura
essi pongono nel cercare con ogni sfor-
zo di salvare capra e cavoli; la pro-
pria tranauillità nel gran movimento
degli affari industriali che istituisco-
no la sua ricchezza, e l’onore di na-
zione rispettabile e civile di fronte al
mondo. Ma se gli Stati Uniti riescono
con tale tattica ad ottenere il primo
intento, non è così pel secondo che or-
mai tutto il mondo ride delle loro don-
chisciottesche smargiassate emanate,
dagli Uffici di Washington.
E torniamo al Messico,
Secondo le notizie di questi ultimi"
giorni pubblicate dai giornali si riscon-
tra il fatto strano che Villa è prigio-
niero e libero, morto e vivo nello stes-
so tempo. Dappoiché mentre si ripor-
tava che il famoso bandito era già ca-
duto nelle mani delle truppe del gene-
rale Pershing, poco più tardi si riferi-
va ch’egli era sempre uccel ài' bosco
e in condizioni non mai tanto migliori
di libertà e dì sicurezza di fronte agli
inseguitori. Si pubblicava ch’egli ra-
già stato ucciso dai soldati degli Stata
Uniti e più tardi sì smentiva asseren-
do ch’egli vive e gode il miglior stato
di salute immaginabile, non solo ma
che neppure ora è così facile pigliarlo
vivo o morto.
Vero è che si continua ogni giorno a
dire che egli è sempre molto vicino a
le truppe americane e a quelle di Car-
ranza e che la sua cattura è questione
di momenti, ma purtroppo non se ne
fa di nulla, ne’ gli uni ne’ gli altri de
gl’inseguitori.
Poi riesce fuori la questione del ser-
vizio ferroviario nel continente messi-
cano pei soldati americani, e pare che
Carranza non vuol concedere — dicen-
do fra altro di non averlo mai conces-
so — più il permesso dell’uso. Tanto
che ora si parla perfino di un ritiro di
truppe da parte degli Stati Uniti, visto
che la campagna non è conveniente
per nessuna maniera. Carranza anzi
sostiene che l’intervento loro non è
più necessario perchè con le di lui so-
le truppe si sente capace di sconfig-
gere la banda di Villa e.... accalap-
piare luì in persona, per poi conse-
gnarlo alle autorità americane.
All’ultim’ora invece i giornali ripor-
tano che il generale Pershing chiede
al suo Stato Maggiore abbondanti rin-
forzi coi quali possa avere maggiore
probabilità di riuscita nel raggiungere
il nemico e fame giustìzia.
Ci sarà dato ridere ancora su que-
sta famosa compagna?. J.
E’ probabile, e vi faremo buon san-
gue.
Certi atti politico-militari non hanno
più diritto alla seria considerazione
degli spettatori.
AVVERTENZA Al RICHIAMATI.
Mi pregio render noto a tutti quei
militari soggetti alla chiamata di rim-
patrio, che il giorno 15 aprile è desi-
gnata la partenza di un vapore dal
porto di Galveston, incaricato di im-
barcare i richiamati per l’Italia.
I partenti che desiderassero ulterio-
ri spiegazioni al riguardo, si rivolgano
alla sottoscritta Agenzia Consolare,
2003 Strand, Galveston, Texas.
Il Regio Agente Consolare
C. NICOLINI
nonostante le nevi altissime di quelle
regioni.'
Attraverso il Caucaso, e più precisa-
mente in Armenia, l’avanzata russa ha
ora una sosta, ma tuttavia riesce sem-
pre a battere i turchi nei loro movi-
menti e nei loro attacchi. Nei pressi
di Erzerum i russi continuano ad oc-
cupare nuovo terreno.
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La Stella del Texas (Galveston, Tex.), Vol. 5, No. 15, Ed. 1 Friday, April 14, 1916, newspaper, April 14, 1916; Galveston, Texas. (https://texashistory.unt.edu/ark:/67531/metapth1191526/m1/1/: accessed July 18, 2024), University of North Texas Libraries, The Portal to Texas History, https://texashistory.unt.edu; crediting Rosenberg Library.