Il Messaggiero Italiano (Galveston, Tex.), Vol. 1, No. 2, Ed. 1 Saturday, September 15, 1906 Page: 3 of 4
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JL
IVIEDAGLIONE
—l.uljçM- dissfc ilprofénsore ViiLeu
tl ul cïï triti«Ttte^f)rvôViinVii ie'(| ttU
tro stanze dove erano rtcoveratt. Iii
"eeperlmenU)", 1 .dellnquentl Invlati
dall'autorltA gludixlaria al manlco-
•ijlllo crlininnle—accompagnate il hIk
nore al nuuiero 3. Vedral, mlo caro,
— agfeionMiiolilMvolgehdosl a me,
che ml recavo apeeNo a visitarlo nel
huo ulllclo dl dlretture, — clie cl t o-
vSaifio dl (route a un ointi veramente
Hhportanté, lo stlamo studlando con
P4#«lune. ,<JI tratta dl umallucinato,
dl uno Hcfagurato clieun inculioHtra-
no tornienta, dopo un delltto da lui
commeiwo per una raglone strana
anch'enea. purante ;.il giorno egll <5
perfettaménto trani]ulllo; nia, in not-
te, 11 terrore l'ua a|e. Ha liisogno dl
tener la lampadlna «Iettrl6a costan-
temente acceia, per r. «tare In una
calma relatlva; rlflutu, perô. assolu-
tamente, la compagnia dl un guar-
dlano. D'altra parte, non c'é perl-
colo clie ul laccla (lel maie, nC lia
mezil per larwelo. Tutte le sue ctfrç,
dlrel tutta la vlta sua, non sono con-
BMi rate che a custodir geloHaniente
l'oggetto per cul commise 11 delltto:
un medagllone, clie gll abblamo la-
sclato appunto per stuillare cogclen-
ilosamente II suo caso. Se glle lo
portasslmo via, ne morrebbe. Ed
ora, — conclus , «trlngeudonil la
mano, — va. Tu, che Bel uno pslco-
logo, vedral uno del plô terrlblll a-
ipettl deU'anlma umana. —
Era un ometto luagro, un po' sbl-
îeneo.pallldisxlrao.che sllevC) In pledl,
con una strana espreaslone dl paurn,
quando l'usclo délia sua cameretta
si Bchluse. Gll occhl, sopra tutto. due
occhl nerl, lucldl, mob llsslml,pareva
scrytassero tuty'intorno per scorgere
un pericolo cbvindoVltiuHmiro celato
obi sa <lqye... ^ ; !
—ItaaBlcuratevI — gll dlssl. entran-
do;— sono un amlco che s'interes'a a
vole clie vlene a chledervl se sle e
contento dl questo asllo. —
Egll ml tissô, i er assicurarst delle
mie parole; ii.a subito dopo un sor-
rlso gll contrasse le sottili labbra
•sangul.cbe una iiarbetta nera e epa-
ruta laceva semlirare assai pift blan-
che.
—No.no, — disse con voce lleve.una
voce ve|«,ta che pareva venlsse da
lontano. — lo lo so; vol slete uno dl
quel II. Un medlco come ami. Volete
saper , volete che vl rlpeta 11 raccon-
to délia cosa, come gll altrl... Non é
vero?—
Fecl un vugo gesto eon la mano;
ma ''gll continué :
-81a pure. Ma t meUct non com-
prendono...Esslsanno tare un'autop-
■la; null'altro.
— Badate, amlco — l'Interruppl, lu-
travvrdetido che la verltA nil avreb
be glovato, per lorlo pnrlare. — Nou
sono un m«dlco; io mi occupo dl let-
terrtura, sono uno scrittore.—
—Scrlttore?—chlese 11 dlsgrazlato,
con un lampo dl glola negll occhl. —
Scrlvetè romaiul.non t vero? Allora,
■1; vol comprenderet<i!'...Kd io vl dlrrt
tutto, tutto... Ho tanto letto, vede
te, e caplsco certe cose che non tutti
sanno capire... E' tanto Ignorante
la gente! —
8'lnterVuppe, girrt lo Bguarilo In
torno; pol.vlsto che non c'era nessun
altro. ml si avvlclnrt e, con voce an-
che plft tenue, quasi un anttlo appena
dlstlnto, ml domanial d'Improvvl-
•o:
—Credete vol alla tnurolgrailone
delle anime?—
|,a douiauda ml stiipi; ma egll do-
vette credere che 11 mlo sllenzlo fosse
un'aBermazIone, e rlprese, accaloran-
doBl poco a poco:
- Vol ci credete, ci nue cl credo lu; f
naturaïe. Negarla C assurdo... Nol
slamo vlssutl altre volte, e serblamo
del vaahl rlcordl, delle ruminlscenie
sbladlte dl queate iiassate vite. A
volte, un latto linprevlsto rides ta In
nol come una memorla sopita: sen-
tlamo Che quàlche cosa si risveglla
In nol.qualchetDsa (BJontai e d'In-
certo che, pdcŒ* apwi,sl ffltitrul^fe/
Non é tutto un edlflzlo che rlsorge:
maneVediamo glâ tanto da poter
rlevocare II resto e Immaflnare l'in-
sleme... K cob! cl rlappare la vlta
che vlvemmo nel secoll inortl...
Questa verltâ lo l'intulvo da un
peuo; ma un njtirijo, Uye(mesi 1 . ne
ebbl la provk, la slcnfa, TOmBcutlblW
proM Ed ê perclô che... Aacoltate,
Inconiinciamino, il dl seguente, il
nostro lavoro. Le aollte cose; le sla-
tustte dl poroeliana ilel secqlo XVIII
I frannueuti dl inariho del tenipl ro-
mani, 1 pugnall del medloevo, 1 vec-
chi quadrl olfuscati dal tempo, in cul
s'Intravvedevano palilde Madonne o
trucl guerrleii chlual In armature li-
vide, preaero posto, puco a poco, ne-
gll ScnOall 9 lungo le pareti.
Frugando In un cassetto, In cul
erano alcunl rltagli dl vecclile stolle
— dl iiueHe atoHe délia fine del secolo
déclinosettlmo, In cul corrono rlcaml
il'oro e d'argento e si dlsegnano
grossi flori vlolacei o tutclilnlcci al-
ternat! a dlscgnl un po' lugenui dl
paesaggl e a decoraalonl ornainenta
II barqcche; stolle grevl, un po' lera-
tiche, che sembrano ilestiiiate soltan-
to a tagliarvl delle stole sacer.l.italt
— un plccolo oggetto scapprt fnori, a
un tratto, e cadde ai miel pledi.
Ml curval aublto a raccO(,lierlo;ma
Insleine. si curv<"i II vecchlo, e la sua
mano searna, rugoaa, tutta nodl aile
glunture — una mano fantastlea, dl
cal le dlta, un po' contorte, pareva-
no lampe di ragno—plomba sull'og
getto, prima aneora che io potessl
toeearlo, e se ne Inipadront.
—E' un medagllone — ml disse, su-
bito dopo, come per splegare 11 silo
atto un po' brutale: — un medagllo-
ne del deelmottavo aeeolo, una nil-
nlatura finisslnia (11 un plttore rcono
se uto.—
A prl un tiretto dl un plccolo cas
settcine rococô e ve lo cacclâ den'tro,
rlmettendosl al lavoro dl i-lordlna-
ni uto dl tutte le altre cosucee, clie
restuvano In londo aile ultime casse,
non aneora toeeate.
Ma la curioslul mi atimolava; una
curloBitfl viva, piiiigente, dl vedere
quel medagllone raccolto cosl In Iret-
ta e eliluso cosl mlaterlosamente nel
•assettone, quella ralnlatufa linisai-
nia <11 un pittom ignoto. Non osai
chiedere a Cristiano Haller ehe me lo
moBtrasse; mail dwlderlo dlveiilva
in me sempre piû Intenso, e sentlvo
qualesforio ml costasse il doininar-
lo.
pltante. Sentlvo parflno il fruscl i
deU'anipia gonna dl Beta a florami
un lieve prolumo, come vailiorato d<
esseiue rlnchluse da un seeblo e pli
In una tiala ili llgentemente slgillata
Era un prolumo che lo rlconoseevi
cosl come rlconoscevo tante cose. c I
lel, poco a poco, In una lenita rlevt •
cailone clie sorgeva dallamja même ■
rla. K mi rlapparlvano cosl I suc I
gestl.lrtrghi gesti regail.e un Irequet
te soccliiudere delle palpebrç, quasi i
teniperare 11 lulgore dello sguard >
sotto la Irangin dorata delle lungh î
clglla, e un vago plegar del capo vei •
so la spalla destra, dlscorrendo. ] 1
rlcordo, ora, si rlcoatltulva interij,
évidente, Indlscutiblle, con tutte fe
sensazloni, con tutte le passion! e gil
impetl clie ai et'o sentit! ultra volta.
loavevo aniato quella donna, lo—
compivndete, slgnore?— avevo vls-
suto accanto a lel, ul ora, In un'ado-
razloue sconflnata, folle,
Tutto clô mi riappariva clilara-
mente, ln uno stato dl dormiveglla,
dellzloBo e tormentOBO liisieine; e non
potete immagluare, slgnore, quanti
plccoii particolarl Insignlflcantl rlve-
dessl, con una lucidité di mente nie
ravlgllosa.
l'er esemplo, era indubltato ehe io
le avevo parlato del mlo amore, la
prima volta, un secolo e niszzo la, in
un salottlno clvettuolo; un salottlno
tappezzato <11 eeleste paliido a rosel-
ilne di un glallo chlaro. ("era anche
—vedeteconie tutto ml riappariva,
cosl semplicemente— uno speeehlo o-
vale, in un angolo, e vl si rifletteva
un arazzo, nel quale pastorelli e pa-
storelle Intrecclavano una danza.
E' chlaro, non <1 vero? N'essuua
proi a maggiore dl questa. E l'allia
ml sorprese llviilo, sconvolto. solle-
ivnte come clii alilila fuinuto dell'op-
plo.
Ma una deelslcne, lerma. lrremovi
bile, s'era formata ln me. Io dovevo
averequel medagllone;dovevo rlcon-
qulstare colel clie avevo amato; do-
vevo eoniprare la miniatura da Cri-
stiano Haller, a qualunque prezzo,
coBto dl iiualuiKiue sacrlficlo.
Nel palazzo dove lio 11 mlo appar-
tamentlno dl vecchlo scapolo, un ap-
partamentluo In cul non sono che
llbrl e oggettl antlchl-, di curiositA.
rlcordl del mlo pàas'ato dl aglatezza
raccoltl un po' da1>«
abltarvpoco plft dl due mes! or sono
un vtcchio antlquarlo,Cristiano Hal-
ler, che avevo altra volta conoBclu-
to. Fui aBsal lieto dl rivederlo,qu>in-
tuuque le mie presentl conilizionl 11-
nanzlarle non ml eone^ntlssero plft dl
acqulBtare. come un tempo, claufru-
saglle, arml rugglnose e nlnnoll Incri-
natl. Bavemmo, la prliua sera, una
bottlglla lnsleme; e pol che egll do-
veva rlordlnare 11 «no plccolo muaeo,
ml offeral dl alutarlo. Accettô
quantunque foaae un vecchlo lapldo
e un po' dlllldente conoieeva bene
ebl foBgl, e poteva fldaral.
Imiirov visa mente, Il vecchlo, cer-
eanilo una tela che non trovava Ira
ipielle messe a poato, uacl dalla stan-
za in cul eravamo. Itapldo, risoluto,
con un'audaela délia (|uale non ml
sarel niai creduto capace, prolittai
délia brève asaenza e ml slanclal sul
tiretto, che apurai.
Ml apparve allora... Ah, signore.
quel che vi dlco ora parrA Incrediblle
a tutti, non a vol, che, come me,
«apeto che nol vlvemmo, altra volta,
lu altrl paesl...—
H'intermppe un latant-, glrrt gli
occhl in torno, pol, congiungendo le
miinl, in una rievocazione che loac-
cendeva tuttodi una fiamnia strana,
rlplgllô:
—Ecco quello che vldl: un vlso di
donna, un ovale doielHsimo, solluso
dl un opaco palloredl alabastro; il
pallore (11 una lampada in cui arda
una sottlle llammella. Hue occlil az-
zurrl, sereni, temperavano la inestl-
zla di quel vlso, e una chloma ondu-
lata, saplenteniente inciprlata, svol-
geva le sue anella Millu brève tronte
dl avorio. Ma quel che era, sopra-
tutto, vivo ln lel, er* labocca: una
plccola boeça cÀTiiota, dalle lalibra
snimuliîlie. «perte a un sorrlso cosi
Htrano. in quel volto, coine sarebbe
sirano un trlonlante Hore purpureo
sopra un abito di lutto grave.
Fu un Istaute; nia, nella rapiila
occhlatu, quel vko ml apparve lu
tutto 11 suo riiievo, lial/.ando dall'
onibm ciinie cosa. vtvaj « quella boc-
ca si schiuse al sorrlso, cosl ch'io cre-
dettl vederne II lanipegglare del den-
tl. E, d'un subito seutll elle qualche
cosa rlsorgeva lu fonilo aU'anlma
mla. e che una linmagliie, sbladila
dal tempo- - un tempo nasal lontano
—rltornava, poco a poco.emergendo
dal fondo oacuro delle cose morte; ed
era come lo siieccliio ln cul rimuiaul-
ue del medagllone Bl rlllet tesse.
10 séiuil che quella Immagine era
gift den tro (II me, che mi era familla-
re. elie ultra lu altru rllu,
avevo couoscluto quell'ovale cosl
dolce, e quelli occlil azzurrl e quelle
labbra sangulgne. Dove?... Quan-
do?...
11 passo — un po' straaclcato — dl
C'rlBllano Heller, clie rltornava, ml
Bcosse; gettal II medagllone nel tiret-
to e ml?ritra88l ln Iretta. Ma qual-
che traccin del turbainento e dello
atupore che ml avevano assallto do-
veva esser rlmasta aul inlo vlso: il
vecchlo. entrando, mi flssô, con uno
sguardo atrano, lungo, lnsistente, lo
sguardo dl clil ha Indovlnato. An
coraoggl rlcordo, con un brlvldo',
(|uelle pupille verdastre, penetranti
come una fredda lama sottlle..
Non ml disse nulla; n# 10 gll parlai;
e ci separammo con una senipllce
stretta dl mano, augurandocl a vl
cenda la buona notte.
Fu con una slcurezza e una rlsolu-
tezza clie mal avevo sentlto in me
clie, nelle prime ore del mnttlno, lais-
sai aH'usclo deU'aiitl(|iiarlo.
—Cristiano Haller—gll dlssl, dopo
scamblati I solitl salutl —ho blBogno
dl confe sarvl un inio capriccio; vo
gllo comprare quel medagllone (11 cul
mi parlaste ierl sera.—
- Il medagllone? — lece 11 vecchlo,
Ireddamente, fissandoml con le sclal-
be pupille verdastre.
-Pertettarnente. La mlulatcradl
quel plttore sconoscluto.—
—L'avete vlsta, (lumine?—La voce
del vecchlo elibe una speclet" slbilo
affannoBo. lerniandoBl su quel "dun-
que."
—SI, l'ho vlsta. E Inteudo ilicom-
prarla.-
Le manl scarne si centrassero, le
pnpllle ebliero un lampo che subito
si spense.
—Non la vendo.—
—La paglierô al prezzo che vorrete
—ripresi.eccltaudomi per quel rifluto
inaspettato.
—N(.n la vendo.—
Segul un istaute di siitnzio: le tem-
p'e mi battevano dlsordinatnmente,
e una specie di nodo mi Berrava la
gola. Mi pareva che ml si stoppas-
se un lirauo di curue viva, che quelle
manl coutorte e nodose mi attana-
gllaaaero con branche roventl. Clie
"dirltto" aveva quell'uomo, (11 tene-
re quel ritratto? l'erché voieva ser-
bario '.•oui gelosamente? "Sapeva"
egll clii losse quella donna?
L'augoscla clie ml Btrazlâ In quel
rapido allollarsi di domande.Bl placô
mano a mano. Una speranza vaga,
confusa che lo potessl dimenllcare
tutto quello che inl era rlapparso la
notte, o che il vecchlo, piû tardl, 11-
nisse col cedere, rallentô l'estrema
tensione del miel nervi.
—Cristiano Haller— ilissi, cou voce
cbeslslurzô di esser calma, — verrô
un ultro giorno, per aiutarvi a met-
tere a posto le poche cose che son
rimaste nelle casse. Vi saluto.—
— Vi Baluto — rispose lui, breve-
mente.
Lu'selo si rlnchluse aile mie spalle,
con un runiore seeco che parve uuo
strlilulu soggliiguo.
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Torre, A. A. Fernandez. Il Messaggiero Italiano (Galveston, Tex.), Vol. 1, No. 2, Ed. 1 Saturday, September 15, 1906, newspaper, September 15, 1906; Galveston, Texas. (https://texashistory.unt.edu/ark:/67531/metapth398735/m1/3/: accessed May 5, 2024), University of North Texas Libraries, The Portal to Texas History, https://texashistory.unt.edu; crediting UT San Antonio Libraries Special Collections.