La Stella del Texas (Galveston, Tex.), Vol. 4, No. 24, Ed. 1 Saturday, June 12, 1915 Page: 4 of 6
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LA REGINA
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Prima tuttavia di presentarsi sulla
soglia al cospetto del domestico a cui
doveva manifestare il desiderio di par-
lare al suo rivale, il fidanzato di Lil-
lian volle premunirsi contro qualsiasi
possibile complicazione di indole peri-
colosa, e rivolto a Yack il meccanico
che intanto cominciava a trascinare in
gabbia ruccellone inanimato, gli disse :
— No, no, giovanotto, aspetta un
momento! Molto probabilmente volerò’
ancora, per cui ti prego di guardare
che tutto sia in regola e sopratutto
che nessuno tocchi la macchina. Hai
capito?
— Sissignore! — rispose pronto l’al-
tro. — Sarà servito.
E sicuro di potersi fidare dell’one-
stà e della fedeltà di quell’uomo vero
tipo di soldato intelligente, l’aviatore
mosse tranquillo alla volta della villa.
Superato il cancello e mentre avanza-
va a passi spediti sul viale d’entrata
fiancheggiato di aiuole in fiore, si sor-
prese a discutere fra sè e sè le più
probabili eventualità davanti alle qua-
li si sarebbe trovato. Dato che la sua
inattesa apparizione avesse eccessiva-
mente turbato la signora Yarsell que-
sta senza dubbio avrebbe tentato di
sfuggirgli adoperando il biplano che
ella manovrava così bene. Ora, in tal
ca-so egli stesso, Dan Halliday, sareb-
be ricorso allo stesso mezzo per in-
seguirla, nella speranza che, i due ap-
parecchi essendo di una medesima fab-
brica, gli fosse forse stato facile se
non di raggiungerla per lo meno di te-
nerle dietro ad una breve distanza.
Quando il pesante battente in ferro
tornito che Dan aveva alzato con ma-
no piuttosto nervosa ricadde rumoro-
samente svegliando l’eco della cam-
pagna, l’aviatore provo’ un istante di
pentimento. Ah! perchè non aveva
cercato di impedire la fuga della sua
avversaria rintracciandone il velivolo
e deteriorandolo in modo da ridurlo
momentaneamente inservibile? Non
sarebbe stato meglio quello che affron-
tare i rischi di un inseguimento aereo?
Ma ormai era troppo tardi e la voce
del servo in livrea che gli domandava
rispettosamente il suo nome troncava
ogni sua incertezza.
— Annunziate al vostro padrone che
ho bisogno assoluto di vederlo per co-
municargli cose della più grande im-
portanza — esclamo’ quindi in tono
affannato porgendo al suo interlocu-
tore un biglietto da visita. E poiché
l’altro pareva esitare, riprese :
— Mi sono spiegato? Posso vedere
lord Curberry?
— Certo, signore — balbetto’ il servo
traendosi da un lato — Se vuol favo-
rire vado subito ad avvertire il pa-
drone che pero’ adesso ha gente.
Introdotto nell’ampia signorile anti-
camera Dan guardo’ il servo allonta-
narsi pensando per la seconda volta
con gran rimpianto alla sciocchezza
che aveva fatto non guastando il mo-
tore dell’apparecchio della Yarsell pri-
ma di entrare in casa. Ma per la se-
conda volta la voce del domestico lo
persuase dell’inutilità del suo tardo
rammarico.
— Sua Eccellenza riceverà’ il si-
gnore — dichiaro’ l’uomo in livrea spa-
lancando una porta interna e inchinan-
dosi per lasciarlo passare. — Lo rice-
verà con molto piacere non ostante. ..
non ostante che non si senta bene.
— Non si sente bene? — ripetè Dan
chiedendosi sorpreso che cosa potesse
significare quella nuova contrarietà. —
E la signora che mi ha preceduto?....
— Non è più con sua Eccellenza.
—Eppure, — osservo’ il giovane ti-
tubando — eppure pochi minuti fa una
signora è entrata qui, amico mio.
— E’ vero, signore, io stesso l’ho ac-
compagnata nella biblioteca; ma ades-
so sua Eccellenza è solo.
— Sapete chi era almeno? La cono-
scete voi?
— No, signore, non credo.
— Come non credete? Non l’avete
vista?
— L’ho vista ma non in faccia. E’
arrivata in aeroplano e portava in te-
sta un velo così fitto che le nascon-
deva completamente il viso. So pero’
che era alta, magra e parlava in tono
rude.
— Bene, conducetemi dal vostro pa-
drone — ribattè Dan.
Giunto nella biblioteca Dan aspetto’
che il servo si fosse ritirato, poi si av-
vicino’ allo scrittoio dinanzi al quale
lord Curberry stava seduto con le spal-
le alla finestra. Al rumore dei suoi
passi il baronetto alzo’ il capo e senza
aprir bocca gli porse un telegramma.
La sua mano tremava.
— Voi.... voi.... voi avete man-
dato questo! — balbetto’ infine abban-
donando il busto sul tavolo, agitato da
jun brivido convulso. — Siete voi che
l’avete mandato?
Riconoscendo subito il laconico mes-
saggio che Freddy aveva spedito se-
condo il loro accordo. Halliday si af-
fretto’ a rispondere con calma:
— No, io non ho mandato nessun te-
legramma, signore.
— Sì! — insistè l’altro ansimando.
— Sì, siete stato voi che mi avete in-
formato telegraficamente di aver sco-
perto tutto. Voi che sapete troppo, si-
gnore, e che pagherete cara la vostra
esperienza.
— Ma chi, chi vi ha detto che so?
— Lei.... Lei che è furiosa contro
di voi.
— La Regina Belzebù?
Ah! lo vedete: conoscete anche il
suo nome.
— Ma chi è questa Regina Belzebù?
— Ah ! ah ! chi è !.... Ma se la co-
noscete?.... Se l’avete confessato or
ora che lo sapevate?.... Credete di
ingannarmi forse?.... Credete che io
non abbia capito che siete venuto per
arrestarmi?.... Maledizione! M’ero il-
luso di aver bruciata tutta la confes-
sione di quel dannato di Marcus Penn,
e invece....
— Invece un foglio di quella confes-
sione è rimasto in mio potere ed io ho
letto in esso....
— Sì, sì, lo so che cosa avete letto!..
Lo so che sapete tutto!.... Avete vin-
to, signore. Mi avete vinto! Io ho lot-
tato per salvarmi, per fare di Lillian
mia moglie ed ho perduto.... Maledi-
zione!.... Ma neppure voi sposerete
Lillian! no, neanche voi!.... Voi che
avete offesa la Regina Belzebù, una
donna che è un diavolo e non perdo-
na! .... Ah! povero me....
Accorgendosi che il baronetto sci-
volava dalla sua sedia Dan Halliday
fu preso da uno slancio di compassio-
ne.
— Lord Curberry! lord Curberry!
che cosa avete? — grido’ curvandosi
sul disgraziato. .E questi in un soffio
mentre il suo petto si sollevava in un
disperato singhiozzo:
— Io.... mi sono.... avvelenato....
signore!
CAPITOLO XVIII.
LA LOTTA.
— Avvelenato?! — ripetè Dan per-
dendo la sua calma virile ad un an-
nunzio così inaspettato. — Ma allora
bisogna chiamar un dottore!
— No, non voglio nessun dottore! —
ribattè il baronetto contorcendosi di-
speratamente e fissando il suo interlo-
cutore con gli occhi dilatati dal ter-
rore e dallo spasimo. — Il veleno di
cui mi sono servito non possiede anti-
doti, agisce lentamente ma sicuramen-
te e uccide in meno di un’ora.... Ma
un’ora mi basta per quello che ho da
dirvi.
— Vi ascolterò’ dopo, ma prima la-
sciatemi chiamare un dottore! — insi-
stè il giovane, profondamente turbato
dal triste spettacolo di sofferenze, de-
ciso a disputare alla morte una nuova
vittima. — Io non posso lasciarvi mo-
rire così, lord Curberry!
Ma parve ad un tratto che la sua
ostinazione richiamasse il baronetto al-
la dignità e al coraggio.
— No! — grido’ egli afferrandolo
per un braccio e impedendogli di muo-
versi. — Non chiamate nessuno, vi ho
detto!.... Sono pronto a morire, io!...
La morte non mi spaventa.... Meglio
la morte che vivere disonorato!
— Ma dunque ammettete?.... — in-
sinuo’ Dan curvandosi vers<| di lui e
cercando le sue pupille.
— Sì, si, ammetto tutto! Confesso
tutto! In questa lettera — continuo’
quindi indicando col gesto alcuni fogli
di carta sul suo scrittorio — in questa
lettera troverete la conferma dei vo-
stri sospetti. Essa è il mio testamen-
to.... una specie di estrema confes-
sione come quella di Marcus Penn....
Leggetela....
— Non prima, di aver chiamato un
dottore! — dichiaro’ a questo punto
Halliday riuscendo a sottrarsi alla
stretta e slanciandosi verso un cam-
panello.
Ma più svelto di lui lord curberry
scatto’ in piedi, e impugnando la pi-
stola che aveva tratta di tasca se la
punto’ alla tempia, mormorando in to-
no cupo:
— Se fate ancora un passo, vero
come Iddio, mi brucio le cervella! Non
voglio dottori, vi ripeto! Voglio morire
in pace, voglio che la polizia non si
immischi nei miei affari! Avete ca-
pito?
— Ma non è la polizia che desidero
avvertire: è un dottore che pretendo
d’imporvi !
— Ma il dottore tenterebbe di salvar-
mi, signore, e io non voglio vivere per
poi finire sotto il capestro! No....
non gettate l’allarme, ve ne prego! Per
quanto avete di sacro al mondo rinun-
ziate alla vostra idea ed ascoltatemi
invece. Non ho più tempo da perdere.
— Ebbene, come volete voi — sospi-
ro’ Dan rassegnato ormai a non con-
trariare il suo rivale. — Parlate pure,
lord Curberry. Che cosa avete da dimi?
Ma trascorsero alcuni minuti prima
che il disgraziato si sentisse in grado
di dominare le intense sofferenze che
lo dilaniavano. Il suo viso sconvolto
tradiva segni indiscutibili della terri-
bile azione esercitata sul suo organi-
smo dalla venefica sostanza da lui as-
sorbita.
— Ma insomma, è la Regina Belzebù
che vi ha dato il veleno? — riprese
Dan rompendo per il primo il tragico
silenzio.
/
(Continua)
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Ludovici, Ralph. La Stella del Texas (Galveston, Tex.), Vol. 4, No. 24, Ed. 1 Saturday, June 12, 1915, newspaper, June 12, 1915; Galveston, Texas. (https://texashistory.unt.edu/ark:/67531/metapth1183293/m1/4/: accessed June 3, 2024), University of North Texas Libraries, The Portal to Texas History, https://texashistory.unt.edu; crediting Rosenberg Library.